Sabato 19 marzo, a Parigi, si è svolto un convegno organizzato dal movimento cattolico tradizionalista francese Civitas, intitolato “Dalla guerra nel Vicino Oriente all’immigrazione e al terrorismo in Europa”. All’evento, oltre a docenti, giornalisti e avvocati, hanno preso parte due figure molto note nella scena identitaria e tradizionalista di Italia e Francia: Roberto Fiore e Jean-Marie Le Pen.
La loro presenza a un convegno su questa tematica è pienamente giustificata dall’anticipo più che decennale con cui entrambi avevano previsto molte delle tragiche conseguenze che l’immigrazione di massa e la destabilizzazione dell’area medio-orientale e del Nord Africa avrebbero avuto per i popoli europei, entrambi fenomeni che stanno avvenendo nella totale impotenza – quando non si tratta di vera e propria connivenza – delle élite europee.
Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova – movimento che sin dal 1997, anno dell’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, aveva denunciato la pericolosità combinata dell’immigrazione e dell’entrata in vigore di trattati europei che limitano le sovranità nazionali degli Stati aderenti – è recentemente divenuto presidente del partito europeo Alliance for Peace and Freedom (Alleanza per la Pace e la Libertà). Del partito fanno parte, tra gli altri, oltre all’italiana Forza Nuova, anche il tedesco NPD di Udo Voigt, la greca Alba Dorata, l’inglese British Unity di Nick Griffin, la spagnola Democracia Nacional e gli slovacchi di Kotleba (che hanno recentemente ottenuto l’8% alle elezioni nazionali, risultato che gli è valso 14 eletti in Parlamento). Pochi giorni fa, è arrivata l’adesione anche di Vlaanderen Identitair, partito identitario della parte fiamminga del Belgio (quella del nord, parlante olandese). Il partito al momento conta 4 parlamentari europei, 3 di Alba Dorata e 1 del NPD (il sopra citato Voigt) e si propone di costruire, a partire proprio dalla costituzione di un partito unitario dei nazionalisti di tutta Europa, l’alternativa all’attuale struttura europea. Lungi dal rappresentare l’unione dei movimenti “euroscettici” – come è solita definire la propaganda filo-europeista tutti coloro che perorano la necessità di un nuovo inizio, di ricominciare da capo e accettare la fine del disastroso e ormai moribondo sistema europeo costruito a Maastricht – APF e i suoi membri credono fermamente nella possibilità di un’unità dei popoli europei, che sia però fondata sulla base dei valori e delle radici greche, romane e cristiane che accomunano questi popoli, non su puri vincoli economici di stampo monetarista dagli effetti tragicomici.
Quest’unità e questi valori sono, oggi, minacciati dall’immigrazione di massa, che sta assumendo dimensioni epocali e sempre più insostenibili per le malconce economie e culture delle nazioni europee, che rischiano di non reggere l’urto non solo economico, ma anche culturale e valoriale di masse allogene totalmente estranee all’identità profonda dell’Europa, ma dotate di una grande omogeneità e forza ideale garantita, in molti casi, dalla comune fede islamica. Ciò che oggi è riconosciuto, pur se solo privatamente e a denti stretti, dalla stragrande maggioranza, decine di anni fa era già sostenuto non solo da Fiore e da Forza Nuova, ma anche dal deputato europeo ed ex-presidente del Front National Jean-Marie Le Pen. 88 anni a giugno, il più vecchio della dinastia Le Pen non ci sta assolutamente ad uscire di scena dopo l’espulsione dal suo stesso partito, comminatagli dal nuovo corso imposto dalla figlia Marine. In un’intervista concessa ad Alessandra Benignetti per Il Giornale (1), Le Pen ha chiarito di non voler fondare un nuovo partito perché la sua intenzione non è quella di mettere i bastoni tra le ruote al suo partito di sempre, con cui auspica, anzi, di poter ricucire i rapporti, essendo la sua espulsione un grave handicap e non un vantaggio per il Front National. Le Pen ha in mente, piuttosto, con il movimento che ha denominato Jeanne au Secours, di creare una corrente esterna al Front National, che cerchi di riportare il partito sulla retta via, a partire dalla tradizionale manifestazione del 1 maggio a Parigi, che vede sfilare, fino alla statua intitolata a Giovanna d’Arco, eroina nazionale francese, i movimenti identitari, tradizionalisti e nazionalisti d’Oltralpe. Le speranze di Jean-Marie sono verosimilmente in gran parte riposte nella nipote Marion, che, anche nel recente evento svoltosi a Milano, ha ribadito posizioni molto vicine a quelle del nonno. Non è detto, peraltro, che una mediazione tra Jean-Marie e la figlia Marine sia del tutto impossibile, in vista delle presidenziali del 2017.
Elezioni che saranno, assieme alla Brexit e all’effettiva consistenza del gruppo di Visegrad dei paesi dell’Europa dell’est, uno dei tanti passaggi cruciali che attendono l’Europa nel suo futuro prossimo, un futuro che sia l’APF che il vecchio Le Pen vedono fosco, ma ricco di battaglie e di opportunità, per continuare a coltivare un sogno europeo alternativo al Manifesto di Ventotene e alle sue degenerazioni successive, che stanno portando l’Europa alla rovina a velocità siderale.